Con tutta evidenza il segreto della scuola in presenza, in aula o all’aperto, è creare relazioni, trasmettere emozioni, vedersi, parlarsi.

Bambine e bambini, ragazze e ragazzi hanno bisogno di vedere, sentire, toccare, litigare e giocare tra loro, di arrabbiarsi e di ridere, e grazie a tutte queste emozioni e relazioni, apprendere. Imparare ad imparare, soprattutto, e acquisire conoscenze utili allo sviluppo di competenze: disciplinari, ma anche trasversali, relazionali, emotive.

Ma adesso bisogna ottenere questi risultati con altri metodi, stretti come siamo in uno spiacevole stato d’eccezione di durata non breve.

Dopo un paio di giorni di perplessità tutti gli insegnanti hanno cominciato a relazionarsi con i ragazzi, utilizzare le piattaforme in nostro possesso (Gsuite, già in uso soprattutto nelle scuole secondarie).

Quando è stato chiaro, ai primi di marzo, che il problema sarebbe stato di lunga durata, abbiamo collegialmente deciso di stare vicini ai nostri alunni, con ogni mezzo necessario. Il nostro IC raccoglie 12 plessi sparsi nell’Appennino bolognese, in tre comuni, Gaggio Montano, Lizzano in Belvedere, Castel D’Aiano. 4 scuole dell’infanzia, 5 scuole primarie, 3 scuole secondarie di primo grado.

I ragazzi, circa 750, vengono da un territorio frastagliato, pieno di frazioni e piccoli borghi, con connessioni wi-fi non sempre presenti. Nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria il primo metodo utilizzato è stato lo smartphone, in possesso di ogni famiglia. Sono state create chat (di sezione, di classe) ed è partita una gara di fantasia tra le insegnanti (video, audio, immagini, stimoli, compiti, chat). Nella scuola secondaria la pratica di Gsuite e l’esistenza di un team digitale affiatato hanno portato in poco tempo all’uso diffuso delle video lezioni su google meet e dello scambio materiali su Classroom. I problemi sono stati quelli di molte altre scuole. Abbiamo smantellato tutti i laboratori per consegnare, spesso a domicilio, circa una quarantina di device. I docenti più preparati hanno organizzato anche classi virtuali di formazione peer to peer, il che ha permesso in poche settimane alle e agli insegnanti di impadronirsi degli strumenti e proporre video lezioni anche ai bambini della primaria, che hanno accolto il ritorno delle voci e dei volti di maestri e maestra con sincero entusiasmo.

Gli alunni rispondono, con maggiore entusiasmo i bambini delle primarie, con qualche sconforto ma anche con serietà i ragazzi delle secondarie, colpiti nella loro adolescenza dall’aver perso spazi di socialità e piccole libertà (uscire, giocare con gi amici).

Nulla, nulla può sostituire il far scuola in presenza. Ma l’impegno ad essere vicini ad alunni e famiglie ha superato ogni ritrosia. Ci siamo buttati nella didattica a distanza. Ad oltre un mese dall’inizio, con gli insegnanti della Scuola Primaria Terzano Terzani (Marano di Gaggio Montano), plesso che pratica come sua natura costitutiva l’outdoor learning, ci siamo interrogati sul nostro lavoro, anche partendo dalle suggestioni di Michela Schenetti e Ilaria Spisni (https://scuoleallaperto.com/2020/03/18/essere-scuole-aperte-e-allaperto-ai-tempi-del-covid-19/).

Già, che vuol dire essere scuola all’aperta nell’epoca della quarantena obbligata per tutti i nostri bambini?

La nostra prima reazione è stata: usiamo la DAD come modo per restare in contatto, ma poi vogliamo tornare a fare quello che facevamo prima, altro che invio compiti e restituzione lavori da correggere. Si, in un primo momento quel che viene più semplice è la didattica trasmissiva, top/down, quel cortocircuito che l’outdoor cerca di rompere creando relazione, favorendo l’esperienza, motivando alle domande e alle curiosità i bambini. I programmi, ossia i libri di testo (chi li aveva: molti a Marano hanno rinunciato da tempo); le schede; i compiti; le materie… c’è voluto poco a capire che così non si andava da nessuna parte, anzi si tornava alla logica trasmissiva, insidia della didattica a distanza. C’era bisogno di provare a ricostruire il senso dello stare insieme, di motivare bimbe e bimbi alla curiosità e alla ricerca. E allora, con fantasia e testardaggine, numerosi meet di programmazione sono serviti a costruire progetti e iniziative che permettessero ai bambini di collaborare, costruire risposte, gestire i momenti in sincrono, che non sono video lezioni ma opportunità di scambio, confronto, gioco (tanto che alcuni bimbi ci hanno chiesto di creare le “ricreazioni” su meet, così potevano tornare a giocare tra loro).

La scuola all’aperto ha al centro il bambino fuori dallo schema tradizionale dell’aula (cattedra, banchi, sedie). Ma da tempo noi pensiamo che, al di là dei vantaggi del trasformare luoghi esterni in ambienti ed esperienze di apprendimento, la centralità dell’outdoor stia nel rompere i meccanismi rigidi di trasmissione per alimentare saperi e competenze cooperative.

Da tempo pensiamo che si possa fare outdoor anche “dentro”, non solo fuori.

Su questo ci siamo confrontati, a tratti scontrati (epistemologicamente, ovviamente) con i partner europei del progetto GOAL (avremmo dovuto aggiornarvi qui, ma ormai tutto sarà rinviato, forse a dicembre: https://scuoleallaperto.com/2020/02/21/save-the-date-16-giugno-a-bologna-convegno-internazioneale-goal-go-out-and-learn/).

Ci dicevano che outdoor significa fuori, ma noi vedevamo che loro facevano fuori cose che avrebbero potuto fare dentro, con schemi trasmissivi simili a quelli che a noi non piacevano. E allora anche la didattica a distanza può diventare momento in cui sperimentare forme di apprendimento attivo, in modo che bambine e bambine tornassero a diventare attorti e protagonisti dell’apprendimento.

Le proposte didattiche sono quindi diventate progetti, spesso interdisciplinari, con i bambini come parte attiva nella costruzione dei momenti del “vediamoci tutti” appuntamenti bi-trisettimanali dove confrontarsi sul lavoro svolto e decidere come impostare idee nuove.

Tutto ciò non è facile, convive con la consapevolezza che questa generazione di bambini sta vivendo, e vivrà ancora a lungo, una esperienza deprivante e deprimente. Ma anche in questa situazione vanno tenuti dei fili, per mantenere il senso del lavoro in gruppo e per trasformare la didattica in una caccia motivante di immagini, emozioni, pensieri.

E quindi nonostante la didattica a distanza abbiamo ripreso a fare “outdoor”, didattica all’aperto. Perchè “outdoor” sta negli occhi di chi guarda. E’ una qualità del sentire, che si educa, si allena e si affina. E’ allenamento all’attenzione, stimolo allo sguardo curioso che si fissa sul mondo ponendo domande.

In questo periodo di distanza estraniante e confino forzato tra quattro pareti, per moltissimi il “fuori” è costituito da un fazzoletto di cielo fuori dalla finestra.

Ma dipende come lo guardi quel fazzoletto, cosa ci vedi, cosa ci cerchi e cosa riesci a rendere entusiasmo collettivo di condivisione.

Due eventi astronomici ci hanno aiutato: il pianeta Venere nella costellazione delle Pleiadi, visibile e particolarmente luminoso tra le sette figlie di Atlante, e una suggestiva luna piena in afelio, straordinariamente grande.

Abbiamo proposto ai bambini della primaria e della secondaria di aprire la finestra alla sera (o scendere in giardino, chi ce l’ha) per osservare i fenomeni e subito è stata una gara di condivisione di foto in tempo reale, pensieri, interpretazioni creative fino a notte inoltrata (“…tanto maestra domattina mica c’è scuola…”).

L’osservazione si è evoluta con due attività: una per la primaria con l’adesione ad un progetto lanciato dall’INAF, Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio di Bologna (https://edu.inaf.it/) , con la pubblicazione sulla loro pagina facebook dei testi (con relativi disegni) scritti dai bambini sul tema “Perché Venere si recò a trovare le Pleiadi?” (https://www.facebook.com/inafoasbo/?ref=br_rs) e uno per la scuola secondaria con la caccia fotografica alla luna la notte dell’8 aprile, poi montata artigianalmente in un video
(https://drive.google.com/file/d/1LAfWZhDMinWMQR7Hf2syjysHpH96P10Y/view).

In fondo è anche questa la scuola che vogliamo, che sa temporaneamente adattarsi a situazioni di emergenza, tenendosi saldamente ancorata ai principi di entusiasmo nell’apprendimento motivato e della condivisione del pensiero.

Vi lasciamo con il testo di Gioele e la foto di Isacco, quinta primaria:

 

Venere e le sue Sorelle

Lontano nel tempo tra il Sole e la Luna
capitò in una notte silenziosa, qualcosa di incredibile.
Venere guardava la Luna che stava crescendo e si sentì malinconica, dai suoi vulcani uscirono suoni stonati e il lamento
si espandeva in tutto lo spazio e stordiva gli altri pianeti e tutte le stelle!!!
Ogni tanto Venere soffriva di nostalgia pensava alle sue Sorelle così lontane….
Di giorno quando c’era il Sole tutto taceva, ma appena il sole se ne andava, Venere cantava. Il canto arrivò alle Sorelle e tutte e 7 arrivarono insieme a darle un abbraccio.
In quella incredibile notte, quel fiore di stelle portò una grande Bellezza.

 

Carmelo Adagio, Dirigente Scolastico IC Gaggio Montano
Alessandra Maldina e Cinzia Petrucciani, insegnanti Scuola Primaria Tiziano Terzani