Ormai alle soglie della primavera, quando le margherite e le viole colorano i prati, le giornate sono luminose e il cielo azzurro, in questo strano marzo 2020, tutti i bambini si trovano a dover vivere in casa, costretti da un evento imprevisto, che probabilmente rimarrà per sempre impresso nella loro memoria.

In questa circostanza così inedita e inaspettata, si profila per ogni insegnante di scuola primaria (e non solo) un interrogativo: quale messaggio voglio mandare, adesso, ai bambini e attraverso quale modalità posso sostenere in loro la motivazione ad apprendere?

La chiusura di scuole, biblioteche, giardini e di ogni spazio di aggregazione e socializzazione non deve (o non dovrebbe) precludere la possibilità di “fare scuola” anche quando “non si va a scuola”. Le restrizioni possono creare stress e disagio e la situazione può destare timori e preoccupazioni; tuttavia, anzi, proprio per questo è necessario ed imprescindibile che ognuno continui a far circolare buone pratiche, sostenendo bambini e famiglie nell’esecuzione delle attività educativo-didattiche a casa.

In un periodo così faticoso per tutti, si tratta, quindi, di dar vita ad un modello di scuola che possa ben collocarsi all’interno di ogni casa, soddisfacendo i bisogni e le curiosità dei bambini, mantenendo alta la loro naturale predisposizione ad apprendere e fornendo continui spunti che si collochino all’interno di quel processo di longlife learning, che appare oggi ugualmente importante per i piccoli e per i grandi.

I care” avrebbe detto don Milani, riassumendo così, con la sinteticità propria dell’inglese, quello che la scuola può fare ora: prestare attenzione a chi vive situazioni di disabilità, a chi ha differenti origini culturali, a chi non ha la possibilità di dotarsi di strumenti tecnologici adeguati o di un’adeguata connessione ad internet e, così facendo, prestare attenzione anche ai bisogni e alle esigenze dei genitori che devono riorganizzare e reinventarsi una vita totalmente nuova e sicuramente molto complessa; mettendo al centro il bambino, garantendo a ciascuno l’uguaglianza delle opportunità, assicurando il rispetto dei bisogni individuali e promuovendo le potenzialità di ognuno.

Gli insegnanti potranno così mettere in campo tutte le competenze comunicativo-relazionali di cui dispongono, per affrontare una situazione le cui complessità potrebbero creare insidie e disagi socio-culturali: il fatto che i bambini trascorrano a casa un così lungo periodo, potrebbe causare ed aumentare il divario e la “forbice sociale”, non solo per le famiglie che presentano difficoltà nel padroneggiare la lingua italiana, ma anche per quelle nelle quali i genitori sono medici, infermieri, oppure commessi e magazzinieri del settore farmaceutico o alimentare, oppure genitori – insegnanti compresi – impegnati in uno smart working tanto nuovo quanto impegnativo, che rende loro difficile seguirli e guidarli nell’adempiere ai compiti che ogni giorno compaiono sul registro elettronico.

Ora che i bambini e le bambine hanno capito che “stare a casa” non significa fare vacanza, che hanno familiarizzato con il concetto di Coronavirus, che hanno imparato ad assumere comportamenti responsabili, è il momento di pensare e ideare attività creative e stimolanti, anche facendole scaturire dai quei preziosi momenti di vuoto, che sono vere e proprie fucine di nuovi passatempi educativi e idee stuzzicanti da provare e sperimentare.

Necessaria è, quindi, una riflessione critica sui principi e sui metodi che guidano la Didattica a Distanza, quale mezzo di comunicazione e di relazione e modalità attraverso cui far fronte alla situazione di emergenza attuale: se inteso come supporto di connessione, può diventare, infatti, un valido strumento per rafforzare e rinsaldare l’alleanza tra scuola-famiglia-società.

Per noi insegnanti, la pausa dalle proprie abitudini può divenire occasione per allenare il nostro pensiero critico-riflessivo ad indagare il senso, le modalità e l’intenzionalità delle nostre scelte e delle nostre prassi educativo-didattiche. Ci viene chiesto, infatti, di mettere in discussione i nostri “abiti mentali”, per i quali siamo portati a pensare che la scuola possa avere luogo solo tra banchi, cattedra e lavagna; ora, invece, appare come “spazio relazionale” tra adulti e bambini, il cui legame rimane saldo, sebbene a distanza, perchè tenuto insieme dal desiderio di condividere esperienze e di arricchirsi vicendevolmente.

Alla base di tutto questo si pone certamente da un lato la necessità di gestire in modo unitario e collegiale il curricolo per competenze e dall’altro la professionalità dei docenti, punti di riferimento irrinunciabili, in grado di predisporre percorsi di apprendimento a distanza efficaci e significativi. Indipendentemente dal luogo e dalle modalità di svolgimento è possibile adattare e rendere ogni esperienza quotidiana di home-schooling come interessante e automotivante.

La qualità del tempo che i bambini trascorrono a casa diventa quindi direttamente proporzionale alle modalità di apprendimento che concediamo loro, come insegnanti e come adulti in generale, per vivere le migliori esperienze di crescita e sviluppo, favorendo l’attivismo, la curiosità, la creatività e la cura.

Ora che il traffico è diminuito e l’aria più respirabile, per un bambino è possibile riscoprire e trarre godimento, con maggior forza e vigore, dall’utilizzo dei cinque sensi; allo stesso modo, per un adulto passare più tempo “a casa” può indurre a rallentare il ritmo di vita, allenando lo sguardo ad annotare nuove idee e proposte educative, pensando ad attività che possano essere svolte da tutti i bambini in modo semplice e concreto.

Allora, per non correre il rischio di lasciare ai bambini poco spazio alla creatività e alla personalizzazione, per non creare situazioni familiari conflittuali, per non colorare il “tempo scuola a casa” di concetti come forzatura, obbligo e dovere, come insegnanti abbiamo l’opportunità di immaginarci come veri e propri artisti impegnati a costruire, non solo schede ed esercizi “su misura”, ma anche esperienze, laboratori esplorativo-creativi e percorsi didattici. Quali attività potrebbero aiutare i bambini, le bambine e le loro famiglie a vivere lunghe giornate tra le mura domestiche in modo gioioso e, allo stesso tempo, proficuo? Quali compiti potrebbero essere svolti con interesse, curiosità e autonomia dai bambini? Quali soluzioni potremmo recuperare dalla Didattica all’aperto per permettere ai bambini di fare della casa un luogo da esplorare tanto quanto uno spazio all’aperto?

Un utile esercizio di riflessione, sia per noi adulti sia per i bambini, potrebbe essere quello di mettersi davanti ad una finestra aperta e, per cinque minuti al giorno, lasciandoci coinvolgere dalla vista, dall’udito, dal tatto, dall’odore, dal gusto, cercare di rispondere a: quante nuove informazioni e conoscenze potremmo ricavarne? Ogni stagione mutano i colori, ad ogni giornata cambia il clima meteorologico, ogni ora il sole cambia posizione e colora il cielo di sfumature mai uguali. Quante cose potremmo descrivere, rappresentare e disegnare?

Così facendo potremmo riempire pagine e pagine di dettagli sempre originali.

Riflettere sulle proposte didattiche e sulle metodologie della didattica a distanza è decisivo per mantenere un contatto coi bambini e accompagnarli in questo particolare momento: fare in modo di raggiungere i bambini con tracce audio o audiovisive può permettere a ciascuno di riattivare il legame con le proprie insegnanti, punti di riferimento che permangono. Connessioni che ci ricordano quanto l’aspetto emozionale sia fondamentale per attivare e sostenere i processi di apprendimento. Raggiungere con qualche video-lezione i propri studenti a casa può permettere di dare risalto alla relazione educativa quale spazio di accoglienza, ascolto e dialogo. Tenere aperto il canale di comunicazione tra insegnante-bambini è una preziosa occasione di cura educativa, attraverso cui è possibile infondere sostegno e fiducia. Ma gli stessi bambini potrebbero essere invitati a produrre materiali multimediali: si potrebbero lanciare concorsi fotografici, l’allestimento di biblioteche digitali ad opera di bambini lettori. Sullo sfondo l’importanza di mettere alla prova i bambini con situazioni sfidanti, di stimolare le loro iniziative e le loro ricerche, di attivare pratiche di narrazione e documentazione (racconto, rappresentazione grafica, drammatizzazione) da poter mettere facilmente in rete con compagni, famiglie e insegnanti, per ricreare quel senso di comunità essenziale.

Proposte che a noi sembrano efficaci per facilitare, mediare e promuovere le relazioni tra pari anche se in modalità telematica. E perché non incentivare quelle forme di comunicazione a cui non siamo più abituati come la scrittura di lettere e/o cartoline da spedire e ricevere nella propria cassetta postale, richiamando le dimensioni del tempo, dell’attesa e della sorpresa oltre che quelle della cura, del fare artigianale, del dono. Seppur a distanza, favorire con continuità il rapporto tra e nel gruppo dei pari permette di dar luogo, sviluppare e rafforzare attività, ricerche e apprendimenti che potrebbero nascere grazie alla condivisione, al confronto e alla negoziazione.

Riprendendo per un attimo l’esempio dell’affacciarsi alla finestra, è possibile invitare i propri alunni a descrivere e osservare ciò che li circonda da quanti più possibili diversi punti di vista per attivare il loro sguardo e pensiero sul mondo; perché, nonostante il periodo di “quarantena”, il cielo rimane accessibile a tutti, così come i suoni e gli odori dell’ambiente. Quanto è ricco il cielo, tanto, con un po’ di creatività, possono esserlo le case in cui viviamo, piene di materiali artificiali, naturali, di recupero da riscoprire attraverso il disegno dal vero, la manipolazione, la descrizione e il racconto.

Si può chiedere poi, ai bambini di tenere un diario in cui annotare le loro scoperte, i loro pensieri, le esperienze che vivono ogni giorno: da quelle più semplici e concrete a quelle più complesse; dalle letture fatte alle musiche più ascoltate e ballate; dai cartoni animati seguiti alla descrizione dei diversi personaggi. Un diario che potrebbe essere corredato di fotografie, di oggetti raccolti, di fiori pressati, di disegni o collage con materiali naturali… Un diario che potrebbe essere compilato da tutti i bambini con cadenza giornaliera, senza imporre vincoli sui contenuti: un diario sul quale annotare almeno qualche riga al giorno lasciando però spazio a ciascuno di scegliere cosa mettere e perché. In questo modo potrebbe rappresentare uno spazio/strumento soggettivo in grado di stimolare il bambino a cercare e costruire una relazione profonda con il sè e, procedere anche con l’attività di letto scrittura, di sintassi e l’elenco potrebbe essere ancora lungo..

E se gettiamo un attimo lo sguardo sul futuro forse possiamo accorgerci di quanto questa pratica possa avere un valore importante. Permetterebbe, infatti, al gruppo di bambini di raccontare e raccontarsi, di confrontare e confrontarsi, di avere qualcosa da offrire e dare al gruppo, di tornare a scuola con l’entusiasmo di chi ha fatto cose importanti, di chi è cresciuto, di chi ha continuato ad impegnarsi e ad apprendere, nonostante tutto.
Per concludere, si può dire che il senso del “fare scuola a distanza” oggi, in particolare per le scuole all’aperto, grazie a ciascuno di voi potrà connotarsi di belle sfumature che sapranno andare oltre alla richiesta di esecuzione di compiti uguali per tutti e simili al proprio interno, proponendo esperienze didattiche accessibili a tutti e capaci di arricchire la quotidianità; esperienze che nella loro semplicità e fattibilità concreta possano promuovere e favorire l’esperienza diretta di ciascun bambino e, allo stesso tempo, consentire che questo tempo, seppur difficile, possa essere bello, pieno. E mentre la Ministra dell’Istruzione ci invita ad andare avanti, a non fermare la scuola che anche in questo caso rappresenta un punto fermo e cardine per milioni di bambini e ragazzi, a noi spetta il compito di scegliere come farlo.

In queste ultime settimane sono nate bellissime e interessantissime esperienze, che ci teniamo a condividere con voi. Alcune di esse sono già raccolte nel blog “A casa di Anna”, della redattrice amica Anna Pisapia.

Per visualizzarle è possibile collegarsi al link https://annapisapia.blogspot.com/. I riferimenti sono alla danza, alla musica, al disegno, ai musei..

Altre le potete trovare sulle pagine web, Facebook o Instagram dell’Associazione Bambini e Natura, amica della Rete di Scuole all’aperto, dove è possibile trovare bellissime idee e strumenti, per accompagnare bambini in esplorazione. (http://www.bambinienatura.it).

E ancora, “Lezioni sul sofà” è un sito nato grazie all’iniziativa di Matteo Corradini e Andrea Valente, nel quale numerosi autori contribuiscono a promuovere attività di lettura, ascolto e narrazione (https://www.lezionisulsofa.it/tutte/).

E non dimentichiamo che il volume ‘Sporchiamoci le mani’ (2018, ed. Erickson), caro alle scuole della nostra rete contiene diverse idee e spunti utili per invitare i bambini ad apprendere facendo.

Ve ne segnaliamo alcune: Idea 3.17 – “Giochi in movimento: Trovare qualcosa di interessante” per cui è importante sfidare i bambini stessi a scegliere e utilizzare i materiali presenti nell’ambiente come spunto per ulteriori esplorazioni, giochi e apprendimenti inerenti le pratiche di catalogazione, descrizione, relazioni, creazione, animazione (es. Idea 3.22 – “Ordiniamo per…” , Idea 3.23 – “Caccia all’angolo”, Idea 3.24 – “Il gioco dell’uguale e del diverso”, Idea 3.25 – “Catene di cinque”, Idea 4.16 – “Tutto serve” e Idea 3.26 – “Biografia di un oggetto); attività sensoriali e di ascolto per “Guardare le nuvole” (Idea 4.10) o creare “Mappe sonore” (Idea 4.9); proposte per stuzzicare la curiosità dei bambini mediante cui incentivare i bambini a porsi domande per essere “Curiosi come Leonardo Da Vinci” (Idea 4.14). Altrettanto intriganti potrebbero essere le esperienze per suggerire e proporre l’ideazione e la costruzione di pareti e oggetti musicali (Idea 5.14) sfruttando i materiali a disposizione o quelle per incentivare indagini e produzioni artistiche (Idea 5.16) di vario genere (dalla pittura alla scultura, dalla creazione alla manipolazione di cartapesta o plastilina, dallo scatto di una foto alla realizzazione di un video in time lapse – Idea 8.18, …) oppure quelle per costruire nidi o rifugi per piccoli animaletti e insetti (es. Idea 8.14 e 8.15).

L’autrice scozzese Juliet Robertson sta inoltre lanciando attraverso la sua pagina facebook e il suo seguitissimo blog https://creativestarlearning.co.uk/outdoor-ideas/, nuove idee.

Non ci resta che partire dal cielo!

 

Queste righe, che son ben più di quelle che avremmo voluto :), sono il nostro modo per stare vicini a tutte le insegnanti all’aperto che in questi giorni si trovano a casa. Ma che nonostante la fatica e un po’ di smarrimento ce la mettono tutta per progettare e attivare percorsi didattici da condividere coi loro bambini. Fare didattica a distanza oggi più che mai può aiutarci a mandare un messaggio fondamentale ai bambini e alle famiglie: ci siamo anche se non possiamo vederci quotidianamente e quello che riuscirete a fare ogni giorno ha un valore importante per ciascuno di voi, per la nostra classe e per la nostra scuola.’

Aspettiamo vostri consigli e racconti per poter mettere in circolo le buone idee e pratiche che sicuramente stanno nascendo all’interno delle nostre scuole!!!!

 

(Di Michela Schenetti e Ilaria Spisni per lo staff della Rete Nazionale delle Scuole all’aperto)