“Ispirazione” deriva dal tardo latino, “inspiratio” ed ha a che fare con l’esistenza stessa di un persona, con quell’atto che compiamo mediamente 20 mila volte al giorno. Non occorre essere poeti per essere ispirati: lo sono quegli insegnanti che svolgono con passione e fantasia il loro lavoro, per scelta e non per ripiego. L’ispirazione nasce da una ricerca incessante, dalla consapevolezza di non sapere abbastanza, dalla necessità di conoscere.
Cito spesso ai miei studenti – adolescenti in crisi – l’aforisma di Aristotele: “Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendolo.” Il filosofo greco teneva le sue lezioni, come piace fare anche a me, passeggiando; lui lo faceva nel Peripato del liceo di Atene, io, più modestamente, nel terreno della scuola. Il concetto che egli ha espresso mi aiuta a spiegare ai ragazzi che sto dalla loro parte, che sono lì per aiutarli, che possiamo apprendere assieme, che solo mettendosi in gioco possiamo scoprire il mondo. E continuo spiegando che nessuno di noi, all’inizio, sapeva camminare, mangiare, cantare e che tutti hanno imparato sperimentando, compiendo numerosi errori e migliorandosi, cercando di farne un po’ di meno.
Il concetto dell’”imparare facendo” è stato espresso quasi 2300 anni più tardi da un colosso incompreso dell’arte pittorica, Van Gogh, che disse qualcosa di ancora più profondo: “Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto”. Il pittore indicava con questa frase la necessità della scoperta, la strada al superamento dell’errore, la volontà di affrontare le avversità, di scoprire l’ignoto, di essere curiosi.
Questa è la scuola che mi piace. E’ una scuola buona se riesci a suscitare curiosità, interesse, scoperta. E riesce meglio se la fai muovendoti, facendo le cose e non passando il tempo soltanto ad ascoltare le esperienze lette dalla vita di altri. Steve Jobs, visionario che in pochi anni ha cambiato il mondo, esortava i giovani a non farsi intrappolare dai dogmi, a non lasciare che il rumore delle opinioni altrui offuscasse la loro voce: “il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro”. Purtroppo l’era del selfie induce gli adolescenti a passare gran parte della loro esistenza a seguire le vite di youtuber, influencer, calciatori, abbandonando l’intuizione, la creatività, l’ispirazione. Giusto avere dei sogni e farsi ispirare ma altro è l’adagiarsi su un modello e non riuscire a vivere la propria, di esistenza.
Oggi stare assieme a scuola, in classe, significa abituarsi a vivere in una comunità, a gestire i conflitti, a imparare dagli altri, emulare, confrontarsi, scambiare idee ed arricchirsi di diversità. Tutto questo sarà più difficile se torneremo a vederci in digitale, se non sentiremo più la voce emozionata di un brano che ti ha fatto innamorare, il balbettio timoroso di una interrogazione non preparata, la spregiudicatezza del pestifero della classe, se non percepiremo più la vibrazione della tensione e non apprezzeremo più il sorriso dell’empatia.
Prima di insegnare ho fatto parecchio altro. Le esperienze che ho vissuto, nel campo esplorativo (sono stato scout, ho camminato per giorni in montagna, dormito sotto le stelle, visitato luoghi lontani), musicale, professionale (ho lavorato in tutta Italia, come biologo, nel settore della tutela ambientale), nel volontariato, mi hanno aiutato a capire quel che piace a me e che riesco meglio a trasmettere agli studenti, facendoli partecipi attivi del mio entusiasmo. Ogni anno organizzo escursioni in montagna, pernottamenti nei rifugi, escursioni in barca, discese speleologiche nelle grotte del carso triestino, arrampicate nella palestra di roccia che fu di Emilio Comici e trovo conferma di quanto letto negli studi di neuroscienze: quanto più l’attività presenta dei rischi e scatena i sensi e l’attenzione, tanto più diventa formativa e aiuta l’apprendimento profondo, stabile, duraturo.
La natura si offre spontanea, grezza, e compito dello scienziato, del ricercatore, è cercare di organizzare tutta quella complessità dandole un significato, che prescinde dalla nostra stessa esistenza. Democrito, Epicuro, Cartesio e molti altri filosofi e pensatori hanno affrontato il tema della realtà e della relazione che noi abbiamo con essa, della percezione di ciò che non siamo noi, che è “altro”. Lo svolgere attività all’aperto apre una finestra su questo mondo non ancora organizzato ed è importantissimo, nell’età dell’adolescenza sulla quale opero, mettere in gioco i sensi, la creatività, la fantasia per ordinare, sistemare quel che ci sta attorno in categorie che sono funzionali alla nostra percezione del mondo. Il modo migliore per farlo è quello di provare, sperimentare in prima persona, senza la mediazione di un libro; riscoprire quel che fanno i bambini che sono spugne di apprendimento: provare, senza timore, toccare, sentire. Il mondo naturale è un fantastico ambiente di apprendimento.
La mia collega Cecilia diceva di sentirsi, quale insegnante, come un fiume sotterraneo che alimenta i pozzi in superficie. A me piace l’immagine dello scrittore francese di fine ‘400, Francois Rabelais, il quale affermava che “il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”. Il modo migliore per agire coerentemente a questi intenti è quello di dare spazio ai talenti, lasciare che i ragazzi presentino quel che sanno fare, mettano a disposizione le proprie competenze scambiandole con i pari.
La pedagogista Lidia Tavani ha recentemente suggerito alcuni interrogativi ai quali gli insegnanti che lavorano all’aperto dovrebbero cercar di dare una risposta:
- Cosa ha favorito/sfavorito l’interazione con l’ambiente e in che maniera? Che tipo di legami relazionali con l’ambiente hanno prodotto tali interazioni?
- Cosa ho ottenuto all’aperto che altrimenti non avrei potuto ottenere in classe?
- Quali vantaggi educativi e didattici hanno vissuto i bambini all’aperto?
- Quali elementi rendono “efficace” un’esperienza didattica all’aperto?
Quando esco in bicicletta con i miei studenti approfitto dei cambi del mezzo per spiegare le proporzioni, delle pigne degli alberi per discutere del numero aureo e delle frazioni, parto dal panorama dalla vetta per studiare la geografia, dalla trincea per raccontare la prima guerra mondiale, dalla foresta di faggi per spiegare come sopravvivono le piante in carenza di luce e come gli animali si adattano all’ambiente. Gli spunti sono infiniti ed è bello anche per me vedere le spiegazioni che i ragazzi danno ai fenomeni che osservano, spiegazioni che risentono della loro giovane età e della carenza di esperienze, ma che rappresentano un punto di partenza interessante anche per me. E mai da deridere o prendere sottogamba. La scienza procede per prove ed errori.
Non è sempre possibile e agevole, ai tempi della privacy, delle responsabilità sui minori e delle relative denunce, della assunzione dei rischi, proporre attività all’aperto in aree naturali. Così, quando nel 2017 sono stato selezionato tra i 5 vincitori del primo Italian Teacher Prize, ho pensato di usare i 30 mila euro di premio per portare la natura a scuola, realizzando una classe all’aperto, l’”Aula sotto il cielo”, che mi avrebbe permesso di svolgere le lezioni in un ambiente più confortevole, più a misura di uomo. Mai come in questo periodo di pandemia la scelta si è dimostrata azzeccata. A fine agosto Quique Bassat, epidemiologo dell’Istituto di Salute Pubblica di Barcellona, ha affermato che “l’ideale sarebbe fare corsi all’aperto e in molti posti si potrebbe fare fino ad ottobre anche perché il virus si trasmette tra le 15 e le 20 volte di più all’interno e se vengono svolte in aule finestre e porte devono rimanere aperte”.
Racconto così, brevemente, in cosa consiste quest’aula.
L’idea di base che ha portato alla creazione dell’Aula sotto il cielo è che gli studenti imparano meglio se svolgono le attività in movimento, alternando i necessari periodi nei quali devono stare seduti nel chiuso di un’aula con lezioni all’aperto dove è possibile vivere sul campo alcune esperienze o semplicemente ascoltare una lezione di storia, arte o letteratura respirando l’ossigeno prodotto dal verde.
L’aula comprende un percorso botanico, uno stagno, un anfiteatro e, elemento centrale ed aggregante, un albero che con la sua chioma può ospitare gli uccelli urbani e proteggere dal sole tardo primaverile gli studenti.
Gli architetti che hanno concretizzato la mia idea di progetto hanno preso spunto da una visione di Renzo Piano: “La scuola nasce intorno all’albero che è anche metafora della vita: d’autunno le foglie cambiano colore e cadono lasciando penetrare la luce del sole. Ogni primavera si assiste al rito del rinnovamento, con la chioma dell’albero che rinasce e protegge dai raggi. Poi i suoi rami ospitano gli uccelli che cercano una natura protetta: storni, tortore, pettirossi, rondini durante le migrazioni. Guardare l’albero riserva sorprese, non è mai uguale al giorno prima”.
Il sentiero botanico è stato realizzato in parte in trincea, per consentire agli studenti un punto di vista particolare, insolito: quello di un riccio che cammina basso sul terreno alla ricerca di lombrichi, insetti, radici. Osservare la microfauna, le radici delle piante, le loro foglioline basali sarà più facile e divertente. Inoltre questa soluzione dà allo studente la sensazione di entrare (uscire) nell’ambiente esterno come si trattasse dell’ingresso in un teatro, con il piano basale che si eleva alla vista man mano che il sentiero sale verso il piano campagna.
Nei prossimi anni gli studenti impianteranno le essenze vegetali tipiche del paesaggio carsico triestino: querce (roverella, cerro e rovere), frassini della manna, carpinelle, sambuchi, aceri trilobi e campestri, lasciando anche alcune specie già presenti, seppure invasive, alloctone, come la robinia.
Il boschetto di alloro (Laurus nobilis) posto a monte, ad est, sarà lasciato quasi integro, creando dei percorsi ombreggiati per apprezzare il differente microclima presente e di conseguenza gli aspetti ecologici che consentono la presenza di specie diverse, da funghi e muschi, da insetti xilofagi ad uccelli del bosco.
L’elemento centrale è rappresentato dall’albero, elemento aggregante attorno al quale, storicamente, si riuniscono le comunità dei paesi che si riconoscono spesso in questi organismi longevi e resistenti. Alcuni paesi hanno scelto l’albero ad emblema sulla bandiera e in ogni cultura esso è simbolo di forza, longevità, salute, fertilità, pace…. E’ stato scelto un acero, Acer x fremanii, che possiede le caratteristiche migliori dei due genitori, cioè la rusticità e l’adattabilità ai terreni tipica dell’Acer saccharum e la bellezza e l’eleganza dell’Acer rubrum. Cresce una decina di metri in altezza e in larghezza con un portamento elegante e compatto e colori autunnali splendidi. E’ bello avere in giardino una pianta che accompagna con una veste diversa tutte le stagioni dell’anno.
Accanto all’albero, in prossimità dell’anfiteatro, è stato realizzato uno stagno di 3 metri di diametro per accogliere le specie anfibie che cercano le aree umide per la riproduzione: rane verdi, tritoni e rospo smeraldino, specie tutelate dalla Comunità europea che qui troveranno un punto di rifugio ai margini della città.
Nell’aula posso tenere lezioni di scienze, sul corpo umano (li faccio saltare, misurare la pulsazione cardiaca, correre lungo un sentiero che simula il percorso di un globulo rosso tra vene, arterie, atrio e ventricolo passando la grande e piccola circolazione), sulla fauna e la flora, ma anche lezioni di matematica, scoprendo le regole dell’algebra salendo e scendendo le scale, imparando le proporzioni giocando a bandierina, scoprendo le formule inverse simulando con le braccia le operazioni aritmetiche ecc..
Insomma, la mente è più sana se il corpo è in movimento; ne giova l’intero organismo e anche lo spirito di collaborazione, l’assunzione di responsabilità, la capacità di prendere decisioni, di condividere le scelte. Non è un caso se l’ascidia, dopo aver vagato, natante pelagica, nell’infinito oceano, nel momento in cui si fissa ad un substrato rinuncia al cervello. E’ il movimento che ci costringe a prender coscienza di noi, che ci permette di esplorare, comprendere, provare e la scuola che si ostina a catturare i giovani corpi degli adolescenti imbrigliandoli su un banco, oggi isolato e senza compagno, è una scuola da cambiare. Cambiare rendendo più agevoli le attività in plein air e facilitando l’accesso alle aree naturali e agli spazi verdi urbani.
Articoli e servizi TV sull’aula all’aperto
- Studio Gasparini, 13 settembre 2020 – Aula sotto il cielo https://www.studiogasperinitrieste.com/diario/la/?fbclid=IwAR3z7ppoPo9ZDvNIYRtEDaw_33PHQeH4TEnAygAMgInNjziKXLhNZ22cbJk –
- La Repubblica Facebook 6 settembre 2020 – Tre anni fa ha vinto il Global teacher prize, destinato ai professori migliori e ai loro progetti. Con il Covid, si disfa dei banchi e a Trieste inaugura il suo progetto di scuola sotto il cielo. https://www.facebook.com/179618821150/posts/10160578290431151/?sfnsn=scwspwa&extid=8l8vZp9qRlOhTbCP
- La Repubblica, 6 settembre 2020 – https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/09/07/news/la_lezione_di_dario_aule_all_aperto_ai_miei_ragazzi_insegnero_scienze_e_matematica_a_contatto_con_la_natura_-266493443/
- Euronews: Un’aula sotto il cielo: il regalo del prof agli alunni nell’anno del Covid. 15 settembre 2020, Lione (F). https://it.euronews.com/2020/09/15/aula-sotto-il-cielo-dario-gasparo-trieste-covid
- Abbanews, 17 settembre 2020. L’aula sotto il cielo. La naturalezza dell’apprendimento https://www.abbanews.eu/educazione-lavori-e-ricerca/aula-sotto-il-cielo-la-naturalezza-dellapprendimento/
- IL PICCOLO 18.09.20 A Trieste nasce la prima aula sotto il cielo della città https://video.ilpiccolo.gelocal.it/locale/a-trieste-nasce-la-prima-aula-sotto-il-cielo-della-citta/129182/129644
- RAI3 FVG – https://www.facebook.com/TgrRaiFVG/videos/3616474801718659
- TRIESTE PRIMA, 18.09.20 – Un’”aula sotto il cielo”: alla Caprin di Valmaura si farà lezione in mezzo al verde. https://www.triesteprima.it/cronaca/aula-sotto-il-cielo-caprin.html
- Comune di Trieste – Inaugurata alla Scuola Caprin l’aula sotto il cielo. https://www.comune.trieste.it/-/inaugurata-alla-scuola-caprin-l-aula-sotto-il-cielo#:~:text=Nel%20valorizzato%20terreno%20comunale%20sul,e%20che%20accoglie%20al%20suo
- Triestecafè – https://triestecafe.it/it/news/il-comune-di-trieste-informa/inaugurata-alla-scuola-caprin-l-aula-sotto-il-cielo-18-settembre-2020.html
- RAI news – A Trieste lezioni all’aperto alla scuola “Caprin” https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2020/09/fvg-aula-all-aperto-scuola-caprin-trieste-0de08007-401c-4eb3-9160-d7d2a5ca69d7.html
news a cura di Dario Gasparo