Seguendo il volo di un farfalla:
un’esperienza di outdoor education alla scuola primaria
a.s. 2018/19
di Maddalena Solmi
Tutto è nato dall’incontro con una farfalla vanessa o vulcano avvenuto nel giardino della scuola durante un momento di ricreazione a fine ottobre.
La sua bellezza ha attirato i bambini che mi hanno chiamata ed insieme abbiamo dedicato una mezz’ora all’osservazione.
Grande meraviglia ci ha suscitato il fatto che la farfalla si sia fatta osservare svolazzando tra di noi per così tanto tempo e gratificando anche una bimba che aveva avuto l’idea di trasformarsi in albero, posandosi sulla foglia che teneva in mano.
L’esperienza è stata interessante per tutti tanto che una volta tornati in classe si è aperta un’ interessante conversazione che ho registrato e trascritto in parte.
Iman: È stato bellissimo vedere quella farfalla, era arancione, nera e con pallini bianchi. Sulle antenne lunghe, in cima, ho visto due pallini gialli.
Elisabet: Erano gli occhi.
Nour: Però quando ha chiuso le ali i colori erano diversi, tutti scuri, un po’ di grigio, marrone e nero.
Elia: Sì, è per mimetizzarsi, per difendersi dagli animali che la cacciano: loro non la vedono e lei può scappare.
Maestra: Avete detto che i colori delle ali sotto sono scuri per mimetizzarsi ma allora perché i colori delle ali aperte erano così diversi e sgargianti?
Iman: Perché quando volano danno colore alla natura.
Nour: Per sembrare un fiore.
Alyan: La farfalla si è posata su due bambini che facevano gli alberi, che fortuna!
Si è posata perché stavano fermi proprio come alberi, mentre chi correva spaventava la farfalla. Noi siamo come dei giganti per lei.
Khalil: Sapete che anche a casa mia è entrata una farfalla, questa estate di notte.
Laura: Quelle non si chiamano farfalle, si chiamano falene. Vivono di notte e chiudono le ali in modo diverso dalle farfalle. (con gesti delle braccia mostra come)
Elisabet: Hanno anche colori diversi per mimetizzarsi nella notte, ad esempio alcune hanno cerchi bianchi sulle ali, sembrano occhi di animali più grandi per spaventare chi le vuole prendere.
Domenico: Le farfalle comunque vivono pochissimo…c’è chi dice un giorno, secondo me circa una settimana…
Tutti: Sì è vero, vivono pochissimo.
Maestra: Secondo voi perché hanno una vita così breve?
Iman: Perché loro hanno tante vite, prima erano bruchi, poi diventano farfalle, prima fanno una vita che dura un po’, poi ne fanno un’altra che dura un altro po’…
Elisabet: Sì, mi ricordo anch’io, nascono bruchi poi si costruiscono un bozzolo, ci stanno per un po’ fino a quando non diventano troppo grandi per quel piccolo spazio, allora lo rompono e volano via.
Matteo: Si chiama metamorfosi.
Rayane: M ricordo anche un libro di quando ero più piccolo che racconta tutto questo.
A questo punto Una bambina si accorge che in classe è entrata una libellula che si è appesa al soffitto e sembra un bastoncino. Lo comunica a tutti.
Nour: Ma come fa a stare così?
Elisabet: Io la libellula l’ho studiata ad un campo estivo e so che ha delle zampette proprio vicino alla testa e con quelle riesce ad attaccarsi in quel modo.
La libellula svolazza per l’aula poi si appoggia ad una parete in modo più simile agli altri insetti.
Continuiamo ad osservarla, poi riprende il volo ma sbatte contro un vetro e cade in un angolo dove c’è una ragnatela.
Rimane impigliata.
I bambini curiosi organizzati in piccoli gruppi osservano cosa succede.
Sono dispiaciuti per la libellula.
Maestra: La natura è fatta così, lì c’è un ragno che ha costruito la sua ragnatela per poter mangiare e sopravvivere…vediamo cosa succede.
Ad un certo punto un bambino non resiste e prende la libellula per liberarla. Nelle sue ali è rimasta un po’ di ragnatela ma lui riesce delicatamente a toglierla. Incredibilmente la libellula riprende il volo. L’applauso nasce spontaneo.
Laura: Io a casa ho una teca. Se la posso portare possiamo cercare di prendere la nostra farfalla per osservarla meglio.
Maestra: Sarebbe bello Laura.
Per ora ci lasciamo così, con la speranza di rivedere presto la “nostra” farfalla per fare nuove scoperte.
Qualche giorno dopo Laura ha portato a scuola la teca nella speranza di riuscire a catturare la farfalla per poterla osservare meglio.
Maestra: Avete qualche idea per catturare la farfalla e metterla nella teca?
Laura: Sì, io metterei nella teca delle foglie e un po’ d’erba per farla sentire a suo agio.
Elisabet: Sì, io ci aggiungerei anche un po’ di terra….
Iman: …E un piccolo sasso, perché più volte in giardino si è posata proprio sopra ad un sasso, forse le piace.
Mandi: Alle farfalle piacciono i fiori, io metterei anche un fiore, ce ne sono pochi adesso ma io ne troverò uno.
Khalil: Sì, prepariamo tutto poi aspettiamo che arrivi e vada dentro.
Nour: Io ho preso anche un retino ma mi sa che è troppo piccolo…perché in realtà è un retino per pesci, non per farfalle!
Nel pomeriggio scendiamo in guardino, nella zona in cui da diversi giorni incontriamo la nostra farfalla. Eccola arrivare.
I bambini emozionati ed entusiasti appoggiano la loro teca per terra e si accucciano in attesa. Mentre aspettano, alcune bambine formano un cerchio intorno alla teca e una di loro propone di fare un canto per richiamarla. È molto bello assistere a questo “rito” ma come si può immaginare, non porta ai risultati sperati.
Dopo alcuni minuti la farfalla torna e si posa per terra. Khalil allora prende la teca, la svuota e quatto quatto si avvicina. Con un gesto secco la “tappa” con la teca.
Ora come si fa a chiudere la teca senza farla scappare? Hiba prende il coperchio e piano piano lo passa sotto, mentre Khalil alza appena il contenitore.
Ecco! Ce l’hanno fatta! Felicissimi esultiamo anche se ci accorgiamo subito come la creatura voli all’impazzata dentro la piccola teca, sicuramente è molto spaventata. Per far si che si ambienti, richiamo il silenzio e i bambini capiscono immediatamente.
Arrivati in classe, la farfalla si posa, poi chiude le ali ed assistiamo ad una trasformazione: le ali cambiano colore.
Organizzati in gruppi di quattro, i bambini a turno osservano la farfalla e scrivono tutto ciò che vedono.
Il pomeriggio vola ed è tempo di andare. Allora prendiamo con noi la farfalla e torniamo dove l’abbiamo catturata. Laura apre la scatolina.
È bellissimo vederla di nuovo volare libera.
Il giorno dopo, rileggiamo ad alta voce gli appunti del giorno prima e con essi scriviamo un testo collettivo in cui a farfalla viene descritta in modo oggettivo. Ecco il testo prodotto:
UNA FARFALLA VULCANO
Le ali aperte della farfalla vulcano sono sottili quanto un foglio, nere, grandi, con macchie bianche ai bordi e due strisce arancioni.
Quando chiude le ali, si può vedere come cambi colore: le ali diventano marroncine e grigie per mimetizzarsi.
Il corpo è scuro e un po’ peloso, grande come un tappino di una biro.
Ha due occhi tondi a palla, due antenne lunghe sottilissime nere che in cima si ingrossano un po’, sembrano due minuscole palline bianche. Ha quattro zampe.
Vola molto veloce e sa stare a testa in giù (aggrappata al soffitto).
In seguito ciascun bambino, ha invece descritto l’esperienza e la farfalla, in modo soggettivo, aggiungendo emozioni, metafore, idee…
Ne trascrivo qui di seguito quello scritto da Alice, che lo ha intitolato “La nostra farfalla vulcano”.
La farfalla vulcano da lontano mi sembra una pallina di colori molto forti, nero carbone, arancio infuocato e bianco candido. E’ proprio spettacolare! E’ favolosa, se la guardo da vicino ha delle piccole onde nelle ali che sembra possa vivere anche nel mare. La farfalla quando ha paura può stare ferma come una statua o volare impazzita.
La cosa che mi ha meravigliata è stato vedere come si può mimetizzare, cambia colore sotto i miei occhi. Sembra una magia.
Visto l’interesse sempre vivo, insieme alla classe si è deciso di allestire nell’aula un piccolo angolino naturalistico dove dare ospitalità ad altri animaletti del giardino e osservare i ritrovamenti. Così abbiamo raccolto lumache e chiocciole in una scatola trasparente e tenute in classe per qualche giorno. I bambini le hanno potute guardare da vicino con lenti d’ingrandimento e notato i loro comportamenti. Divertente e spontaneo è stato per loro stilare un inventario degli animaletti ritrovati, annotando con cura le differenze di grandezza, colore del guscio ecc…Ad alcuni è stato dato anche un nome.
Riporto qualche riga tratta dal taccuino delle osservazioni di un bambino:
La chiocciola ha quattro antenne, due sono come zampine per afferrare e altre due più lunghe hanno sopra gli occhi.
Per rinchiudersi nel suo guscio prima fa entrare la testa e poi la coda.
Quando sbuca fuori, stessa cosa, prima esce la testa poi la coda.
E’ lenta e lascia una scia di bava per arrampicarsi.Quando si arrampica il corpo si allunga molto. La chiocciola che ho raccolto io si arrampica proprio su tutto, per questo l’ho chiamata Scalatrice.
Ogni volta che si tornava in giardino, notavo che i bambini avevano naturalmente uno spirito di osservazione di ciò che li circondava, sempre più attento e curioso. Spesso quindi mi venivano a chiamare per mostrarmi qualche insetto, piccoli animaletti o piccole tane/nascondigli. Così, pur essendo autunno inoltrato, abbiamo osservato cavallette, grilli e qualche lucertola.
Per avere memoria di questi incontri, in continuo aggiornamento, abbiamo disegnato una grande mappa con i diversi ambienti presenti nel giardino (gli alberi, il prato con le sue fioriture, le siepi, lo spiazzo di cemento) su cui collocare i disegni dei differenti ritrovamenti.
Il disegno, in particolare quello dal vero, è uno splendido strumento per sviluppare e fissare le osservazioni. Attraverso un’esperienza di questo tipo ci si rende conto che anche un giardino semplice è un mosaico di ambienti differenti e che ogni ambiente ha i suoi specifici abitanti.
A dicembre ci è venuto a trovare il naturalista Paolo Donati che, oltre ad avere ascoltato e risposto a tutte le domande e curiosità dei bambini, ha portato una teca con bruchi e crisalidi, ha dato indicazioni su come averne cura e che cosa poter osservare i giorni successivi.
Quotidianamente i bambini hanno scritto su un quaderno le loro osservazioni e i cambiamenti notati, ad esempio un bruco è diventato crisalide, alcune crisalidi si sono scurite poi sono morte, ecc.
Abbiamo avuto la fortuna di poter assistere ad una metamorfosi: una crisalide si è trasformata in farfalla, purtroppo, però, è morta subito. Queste osservazioni, unite alle informazioni che ci ha fornito il naturalista, ci hanno portato a riflettere su temi profondi e difficili come ad esempio la nascita e la morte.
Nascere, non è un fatto così scontato, non è affatto qualcosa di facile. Molte crisalidi non riescono a raggiungere la metamorfosi per tantissimi motivi (ad esempio possono essere attaccate da parassiti o più banalmente cadere a terra) e lo stesso momento della metamorfosi/nascita è di per sé estremamente delicato in quanto può accadere che la farfalla sia pronta ma non abbia lo spazio sufficiente per spiegare le ali o a volte per uscire dalla crisalide, così come è successo nella nostra teca. Tutto ciò ci ricorda come la vita sia qualcosa di sacro che ha in sé forza e potenza. Da rispettare sempre.
Dal mese di gennaio questo percorso, che si è sviluppato man mano con l’utilizzo del linguaggio parlato e scritto unito al disegno, si è arricchito col linguaggio del movimento espressivo.
Insieme ad un’amica insegnante e danza educatrice, Paola Gherardi, abbiamo progettato e svolto un percorso di danza legato ai nostri piccoli amici del giardino.
In palestra, abbiamo sperimentato i movimenti di apertura e chiusura tipici della farfalla. Abbiamo riflettuto sulla conformazione di questo insetto, le differenze ma anche le somiglianze con il nostro corpo. Così a coppie abbiamo potuto sentire come alcune parti del corpo possono ricordare una farfalla, sia nella forma che nel movimento. Appoggiando le mani sulle scapole di un compagno che muove le braccia, ci siamo resi conto come possano sembrare proprio ali di farfalla.
Anche le ossa del bacino hanno una forma simile così come lo scafoide, osso particolare che divide il nostro cervello. “Abbiamo tre farfalle dentro al nostro corpo” ha detto un giorno una bambina.
Le immagini di queste ossa sono state poi rielaborate graficamente dai bambini, ricalcate nei contorni e colorate con acquerelli Hanno preso forme e fattezze interessanti, vere e proprie metamorfosi artistiche.
Ripensando al volo della farfalla, mi sono venuti in mente i “mobiles” dell’artista statunitense Calder che, modellando fili di ferro, creava figure leggere che ondeggiavano nell’aria.
Così ho deciso di presentare questo artista ai bambini e far provare loro a costruire un proprio “mobile”, con filo di ferro, carte veline colorate, carta da lucido e cartoncini di vario spessore.
Una volti appesi tutti in classe, li abbiamo osservati e insieme si sono trovati aggettivi qualificativi per descriverli (come sono?) e verbi (cosa fanno?). Ecco ciò che è stato scritto:
Sono belli, volanti, leggeri, delicati, animati, appesi, colorati, sottili, fantasiosi, modellabili, attorcigliati…
Si muovono, volano, tintinnano, dondolano, assillano, volteggiano, ballano, danzano
Ciascun bambino ha poi dato un titolo al proprio manufatto. Eccone alcuni.
Il piccolo mondo volante.
La natura nell’aria.
La spirale della natura.
Il pesce con la coda azzurra.
La giostra dei pianeti.
Il fiore magico.
Il mondo travolto.
Ultimo passaggio, quello della scrittura. Partendo dai titoli o le parole trovate insieme, ai bambini è stato chiesto di scrivere una poesia o una storia.
Ecco qualche esempio:
Cari mobiles,
Che gioia vedervi,
Perché avete colori stupendi,
Perchè quando il vento soffia forte
Si sente un dolce e lieve tintinnio,
Volteggiate
E i vostri pezzi di carta mi sembrano raggi di colori diversi.
Penso che da vedere sia una cosa bellissima. (Laura)
Sono belle queste figure volanti.
Leggere, ferme, tutte fantasiose.
Appese, animate e decorate.
Piene di colori allegri
Queste figure volanti
Dondolano e ballano
Volteggiano e oscillano
Volano e danzano.
Son belle queste figure volanti,
Tutte piene di colori.(Iman)
Le farfalle ballano e giocano nell’aria
divertendosi a spargere colori ovunque,
nei prati,
nei laghi, ovunque.
Nei posti tristi le farfalle volanti
arrivano in soccorso
e giocano danzando.
Che strane creature le farfalle.(Angelica)
Nelle settimane successive, in palestra, abbiamo sperimentato i movimenti del lombrico, della chiocciola e della lucertola.
Ulteriore passaggio è stato quello di passare dal movimento nato dall’osservazione diretta (quello dei vari animali, appunto) al segno e di nuovo al movimento che diviene percorso. Un passaggio sull’astratto, sul simbolico.
Come insegnanti inizialmente temevamo risultasse troppo azzardato un cambio di livello del genere, ci immaginavamo potesse creare confusione nei bambini che invece, ancora una volta, hanno stupito e si sono dimostrati pronti anche a questo tipo di lavoro.
Il primo passo è stato quello di mostrar loro dei segni e domandare a quali movimenti di animali rimandavano.
Ci si è concentrati sulle qualità di tali movimenti e li abbiamo danzati su musica.
Movimenti, chiusi (bozzolo della farfalla) movimenti aperti (farfalla) movimenti dritti e ondulati (lombrico) movimenti zig zag (lucertola) movimenti a spirale (guscio della chiocciola). L’attività era guidata dall’insegnante tramite indicazioni esplicitate a voce.
Infine si è chiesto ai bambini di dividersi in gruppi e creare una piccola coreografia con questi movimenti. Il risultato è stato delizioso.
In classe si è presentato Mirò, in particolare le sue “Costellazioni”. In queste opere, che affascinano sempre i bambini, possiamo ritrovare molti di quei segni-movimenti-percorsi che abbiamo sperimentato in palestra. Così li abbiamo estrapolati e inseriti in una griglia che è diventata un “alfabeto” di segni.
Utilizzandoli i bambini hanno creato una loro “Costellazione”.
Mi piace concludere il resoconto di questo percorso ancora in divenire, con le parole che Paolo Donati mi ha scritto in una delle mail che ci siamo scambiati durante questi mesi: “Tutto questo racconta quante opportunità si possono aprire quando si offre spazio, tempo e attenzione alla natura”.
Complimenti maestra Maddalena, il tuo percorso è semplicemente incantevole (soprattutto se penso che, a giudicare dai nomi dei fortunati alunni, hai..il mondo in classe!): interdisciplinare e interculturale.
Grazie
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